Bed and Breakfast Licata Zu Nicolò
La struttura si compone di una camera con ingresso indipendente e giardino ad uso esclusivo. Disponibile per gli ospiti un gazebo in legno per la prima colazione ed uno spazio solarium. Alberi di agrumi e da frutto a disposizione. La colazione sarà abbondante e tipicamente siciliana ( in inverno torte fatte in casa, in estate granita e brioches) Il Bed and Breakfast Zù Nicolò è una deliziosa depandance di una casa con giardino sita nelle immediate vicinanze del centro di Licata ( AGRIGENTO). La struttura è vicina al mare di sabbia fine della Playa, al centro storico di Licata ed è facilmente raggiungibile dalla strada statale 115. Ideale per soste ristoratrici durante i vostri Tour di Sicilia.
martedì 26 maggio 2009
Licata Bed and breakfast zu Nicolo
lunedì 25 maggio 2009
hotel portopalo
La Rosa dei Venti, Hotel Resort
La struttura di un vecchio casale riadattato per accogliere, in eleganti e sobri ambienti, chi desidera trascorrere una vacanza all'insegna del relax e del benessere.
La Rosa dei Venti possiede la Terrazza di Annaroberta, posto esclusivo con suggestiva vista mare, dove fare colazione, assaporare drink e condividere magici momenti al tramonto. La Terrazza di Annaroberta è disponibile anche per rinfreschi, festeggiare ricorrenze e organizzare eventi.
L'Hotel “la Rosa dei Venti” dispone di 10 eleganti e confortevoli camere matrimoniali con finiture di pregio.Due sono le Suite con ampia terrazza personale e vista mare.ed una attrezzata per i disabili. Tutte le camere, ampie e luminose, sono dotate dei piu' moderni confort :aria condizionata anche nei bagni, TV LCD, frigobar, cassaforte, telefono e bagno con doccia.
Forniamo servizio di prima colazione nella suggestiva Terrazza panoramica di Anna Roberta con spettacolare vista mare. La colazione può essere servita anche in camera o all'interno della struttura.
Telefono:
0931844343
Sito Web:
http://www.hotellarosadeiventi.it
E-mail:
la.rosadeiventi@live.it
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giovedì 21 maggio 2009
Cioccolato Modica Dolci Tradizioni
Cioccolato e Dolci di Modica
Un viaggio nel mondo della buona pasticceria Modicana Dolci tradizioni.
la Pasticceria Dolci tradizioni a Modica ha saputo dare quella naturale dolcezza che,
da sola, può fare di una semplice festa o di una ricorrenza, un momento indimenticabile.
La ricetta che rende possibile ciò che può apparire un miracolo è il risultato della
passione della pasticceria Dolci Tradizioni a Modica.
la genuinità degli ingredienti per i nostri prodotti, l'abilità artigianale della pasticceria
Dolci Tradizioni maturata manmano negli anni, l'uso delle tecnologie conservando tutto ciò che è tradizione ed esperienza ci hanno insegnato amore per il nostro lavoro.
La genuinità, abilità ed bontà troverete in tutti i nostri prodotti, tutto questo unito
per dare quella dolcezza per gioire una grande festa e renderla indimenticabile.
I DOLCI TIPICI...LA NOSTRA SPECIALITA
Cobaita - Mustazzolo - ‘Mpanatigghia - Torrone - Dolci di Riposto
Fiocco di Neve - Amaretto - Riccio de Mandorla - Nucatolo.
Cioccolato Modicano - Conducci Toscane - Fiocchi de mandorla
Filetti di mandorla - Biscotti misti di mandorla.
Biscotti di riposto, Torte per ogni ricorrenza.
Cioccolato di Modica: Peperoncino - Cannella - Fondente
Vaniglia - Caffè - Carrubo
Limone - Arancio.
mercoledì 20 maggio 2009
Modica pasticceria Doci tipi
Cioccolato di Modica Pasticceria Spinnagghi
Informazioni su Cioccolato di Modica Pasticceria Spinnagghi
CIOCCOLATO Modica Spinnagghi
La cioccolata di Modica Spinnagghi
lavorato a mano con ingredienti tradizionali, originali, granuloso e di intensi sapori. dai semi di cacao triturati per ottenere una pasta granulosa, la pasta di cacao. Cioccolata fatta artigianalmente dalla pasticceria Spinnagghi a Modica.
Da Spinnagghi il cacao viene lavorata a 40° con aggiunta di zucchero; non riuscendo a sciogliersi né ad amalgamarsi.Cioccolato modicano Spinnagghi con caratteristico aspetto ruvido di consistenza granulosa. La tavoletta di cioccolato modicano Spinnagghi ha un colore marrone non uniforme, aroma intenso del cacao tostato, e di sapore notevole. Viene tradizionalmente aromatizzato con cannella, vaniglia, menta, agrumi, caffè, peperoncino e tanti altri gusti per il più esigente consumatore modicano, Il cioccolato di Modica Spinnagghi: impossibile resistere.
I DOLCI TIPICI DELLA NOSTRA SPECIALITA'
Cobaita - Mustazzolo - ‘Mpanatigghia - Torrone - Dolci di Riposto
Fiocco di Neve - Amaretto - Riccio de Mandorla - Nucatolo.
La cioccolata Modicana Spinnagghi di gusto intenso, persistente, e dolce.
Le sensazioni sono di gusto morbido, le essenze sono autentiche e intense. Cioccolata Spinnagghi, equilibrata e sabbiosa,impossibile resistere.
Fatta artgianalmene a Modica, da Spinnagghi, la cioccolata di Modica da Spinnagghi, fatta con ingredienti tradizionali di alta qualità.
Le novità sono legate in genere a fattori di moda, che cambiano ogni anno.
Fanno sognare agli appassionati dei dolci più esigenti.
Cerchiamo di essere sempre attenti e innovativi, ma di fatto igusti più richiesti, sia dagli italiani e dai turisti, non sono sempre gli stessi.
Per questo ogni anno proponiamo sempre sapori nuovi, gusti insoliti a volte, utilizzando però ingredienti tradizionali, sono sapori comunque
noti, anche se abbinati in maniera originale; in questo modo si soddisfa sia la voglia di nuovo sia l’attaccamento alla tradizione.
Indirizzo:
Via Risorgimento, 5 / Via Muzio Scevola, 51
Città:
Modica - (RG)
Telefono:
0932 764423
Cellulare:
Fax:
0932 761544
Sito Web:
http://www.siciliasud.it/pasticceriaspinnagghi
E-mail:
spinnagghi@gmail.com
martedì 19 maggio 2009
Virtual Tour Ispica Chiesa di Sant Antonio
ISPICA chiesa di Sant Antonio Virtual Tour
Situata su una collina ("colle Calandra") ad un'altitudine di 170 m s.l.m. e a 7 km dalla costa, dista 31 km a sud-est del capoluogo provinciale. È il comune più a sud della provincia. Il territorio ha un'altitudine che va dai 0 m s.l.m. ai 309 m s.l.m.[2] ed è il sesto della provincia per superficie (113,5 km²). Include il Parco archeologico della Forza, con scavi e reperti fin il 1692, e Cava Ispica, riserva naturale prossima a far parte del Parco nazionale degli iblei. Inoltre fanno parte le riserve naturali dei Pantani, del Maccone Bianco e dell'isola dei porri, uno scoglio meta di escursioni subacquee, situato a 2 km dalla costa. Ad est, lungo la Cava Ispica, è attraversato dal fiume Busaitone, spesso in secca, le quali acque alimentavano, con il nome di Rio della Favara, i Pantani. La sua costa si estende fra il comune di Pozzallo e quello di Pachino in provincia di Siracusa per 13 km di lunghezza, prima con tratti bassi e sabbiosi e poi alti e rocciosi.
lunedì 18 maggio 2009
Castello di Caccamo Virtual tour
Il Castello di Caccamo
Il castello di Caccamo, realizzato in pietra calcarea cavata nel suo stesso sito, sorge su uno sperone roccioso, sul versante Nord-Est del monte Calogero. L'edificio, per l'alternarsi nei secoli delle diverse famiglie signorili, si presenta oggi come un insieme di corpi di fabbrica costruiti in varie epoche.
caccamo veduta
Si accede al castello salendo un'ampia rampa cordonata, in cima alla quale vi è un primo cancello d'ingresso che immette in una corte su cui si affacciano fabbriche quattrocentesche .Varcato un secondo cancello si giunge in un silenzioso cortile che, attraverso un andito, immette al teatro del castello. Sempre nel cortile, di fronte all'ingresso del teatro, doveva insistere l'alloggio delle guardie del castello, da cui aveva inizio il percorso assegnato alla ronda per il servizio di sorveglianza.
Sul lato destro una apertura sormontata da un arco a tutto sesto, sopra cui poggia un altro arco a sesto acuto, porta ad un terrazzo, in cui sorge la piccola chiesa di corte e in cui vi è l'ingresso alle prigioni. Si tratta di vani dalle pareti umide e annerite, con incisi motti e improperi e figure varie che esprimono lo stato d'animo di chi si trovava lì in attesa di giudizio; tetti bassi e giacigli in muratura che testimoniano l'orrore del luogo di pena.
Un breve vestibolo immette nelle altre ali del castello, nelle cui pareti sono incassate due lapidi: una, posta sul lato destro dell'entrata, ricorda uno strano sogno di don Antonio Amato, duca di Caccamo, secondo cui nel castello esistevano numerosi orci d'olio; l'altra contiene la perifrasi di un distico elegiaco dei Tristia di Ovidio, « Tempore felici omnes gaudent amici dum fortuna perit nemo amicus erit».
Attraversato il vestibolo, ci si trova in un vasto cortile con varie porte tra cui quella che immette nei saloni del castello, distinta dalla lapide sulla sua sommità, posta a ricordo della sconfitta inflitta dai caccamesi agli angioini nel 1302. Un altro percorso per giungere al cortile è un corridoio stretto e modesto, riservato esclusivamente alla servitù.
I vani del castello sono di varie misure, divisi da muri di grosso spessore e comunicanti tra loro attraverso grandi e piccole aperture. Dal portale del cortile si entra nel salone detto «della congiura», perché, secondo la tradizione, fu proprio in questo salone che nel 1160 si riunirono i baroni del reame di Sicilia ribelli a re Guglielmo, capitanati dal signore di Caccamo Matteo Bonello. Dalle pareti pendono diverse armi da guerra: elmi, scudi, pugnali, spade, scimitarre, frecce; il soffitto è a cassettoni dai disegni tardo-rinascimentali.
Da questo salone si accede nelle camere private del castellano, nella sala dei convegni, nelle stanze da letto. Tutti questi vani, a loro volta, immettono su un ampio terrazzo.
Nell'ala opposta vi sono la sala da pranzo dagli affreschi del '600, dai pavimenti a mosaico; e le sale della foresteria. In una di queste un'apertura immette in una piccola stanza che un tempo funzionava da cappella, e in cui, al centro del pavimento, una tavola quadrata fa da caterratta ad una botola.
Nell'ala a levante, non più praticabile, gli ambienti si aprivano su due grandi balconi, uno dei quali viene detto della «bella vista» per il meraviglioso panorama che offre sulla città di Caccamo.
Nel piano sottostante a quello nobile, con accesso attraverso una scala scavata nella roccia, esistono ancora gli appartamenti per la servitù, nonché enormi magazzini per le vettovaglie e altro.
Durante il Medioevo si accedeva al castello dal lato sud-ovest, dove si innalzavano le torri dominanti l'antico quartiere Terravecchia, che rappresentava la cittadella del maniero. A difesa del castello e della cittadella vi erano quattro torri, ciascuna fornita di sottostante cisterna: quella di Pizzarrone, a valle, la torre della Piazza, non più esistente, la torre delle Campane, oggi campanile del Duomo, e infine l'attuale campanile della chiesa dell'Annunziata.
La parte di tramontana del castello venne rimaneggiata e fortificata durante il dominio dei Chiaromonte. Essi fecero costruire l'ala di nord-est, una torre a ridosso del Mastio e la torre detta del Pizzarrone posta allo sbocco delle fogne a valle; fecero restaurare la torre Gibellina.
Ai Prades-Cabrera, si deve, invece, la realizzazione della torre della «Fossa» o del «Dammuso» e del corpo che contiene, nella parte alta,un grande appartamento detto delle «Audienze», più tardi adibito a teatro per le riunioni poetiche che organizzava Giuseppina Turrisi Colonna; e nella parte bassa le scuderie.
Secondo l'Inveges la torre «Mastra», crollata in seguito al terremoto del 1823, fu la più antica e alta torre della fortezza, attorno alla quale si sviluppò il resto del castello e della cittadella. I locali della torre erano angusti con strette aperture e monofore a tutto sesto.
Con la signoria degli Amato il castello da edificio difensivo diviene palazzo baronale seppur arricchito dagli stessi da un'abbondanza di merli. In particolare la parte sud del castello viene arricchita di soffitti lignei dipinti, pareti decorate da fasce affrescate. Il portale d'ingresso al salone principale venne inquadrato da alte colonne, coronato da un sontuoso timpano spezzato. Amplissime finestre con balconi sostenuti da mensoloni di pietra s'affacciano sul quartiere della Terravecchia.
Le coperture dei locali medievali sono a botte, sia a tutto sesto che ogivali, le finestre ogivali per il periodo compreso tra i secc. XIV-XV, a tutto sesto nella parte più antica e in quella del XVI secolo.
R. Santoro, Il baluardo del feudo. Il castello di Caccamo;
venerdì 15 maggio 2009
Hotel Selinunte il Cuore di Dioniso
Il Cuore di Dioniso Country Hotel
Informazioni su Il Cuore di Dioniso Country Hotel
Nel silenzio intenso delle colline e degli uliveti, nell'armonia classica delle strutture architettoniche, rivivono le suggestioni della storia e della cultura siciliana e il fascino antico del mito di Dioniso e del suo cuore, che tanto erano cari ai Selinuntini.
Nella mitica terra di Selinunte si narrava che i Titani lacerarono in sette pezzi le membra di Dioniso e che fu Atena a salvarne il cuore nel "Liknon", una cesta coperta poi nascosta sul Parnaso. Nei sacri misteri, che celebravano il ciclo eterno della natura, il "Kradiaîos Diònysos", il cuore di Dioniso, veniva condotto in processione dai Satiri e presentato alle Baccanti per essere risvegliato tra inni gioiosi.
"Tutte le altre parti di Dioniso furono frantumate dagli dei separatori, mentre il solo cuore rimase indiviso per la previdenza di Atena, solo infatti il cuore che vede lasciarono"
Proclo, commento al Timeo di Platone
CONTATTI
Indirizzo: Loc. Marinella di Selinunte - SS 115/Dir. Km.5+552
Città: Castelvetrano - (TP)
Telefono: 0924 941046
Fax: 0924 941149
Sito Web: http://www.ilcuoredidioniso.com
E-mail: info@ilcuoredidioniso.com
giovedì 14 maggio 2009
Pozzallo Sicilia
piazza rimenbranze
Pozzallo, l’unico comune marittimo della provincia di Ragusa, è una ridente cittadina distesa in riva al mare con magnifiche spiagge molto frequentate. Il suo territorio è poco esteso, compresso com’è fra quelli di Modica e dì Ispìca, che si estendono anch’essi fino al mare. Il comune, coi suoi circa 19.000 abitanti, ha cominciato ad avere importanza solo nel XIV secolo come sbocco al mare della contea di Modica, quando i Chiaramonte vi costruirono un Caricatore. Ma il suo territorio è stato abitato anche molto tempo prima: testimonianze del periodo romano- bizantino sono venute alla luce grazie all’opera di Paolo Orsi e a scoperte casuali che hanno portato al ritrovamento di monete romane ricoprenti un periodo di due secoli dal 72 al 250 d.C..
In quei secoli questo tratto di costa aveva dei pozzi di acqua dolce, ai quali attingevano le navi di passaggio, infatti Pozzallo significa Pozzo al mare. Una delle prime forme di deno–minazione che si conoscono è “Pausisalos” = approdo al
mare, mantenuta anche dopo la conquista dei Saraceni, che lo chiamarono “Puteusalos”= Pozzo al mare, trasformato poi in “Pusalo” e “Pusalo”. Durante la
dominazione araba divenne uno degli scali dove trovavano rifugio le galee attrezzate per lanciare ordigni di fuoco allo scopo di bruciare le navi nemiche. Poiché queste navi erano chiamate “dromoni”, il nome del luogo da “Pusalo” si trasformò in “Marsa as Deramini”, cioè “porto dei dromoni”, nome col quale lo storico Edrisi, vissuto nel XII secolo, chiama Pozzallo.
Andati via i Musulmani, ritornò il vecchio termine e in un documento del 1400 si legge “Alpusalli”, che nei secoli XV e XVI si trasforma varie volte, ma conservando più o meno la stessa fonetica: “Lu Puzzallo” o “La Puzzalla”, fino al 1664, quando nella carta geografica di Roussin si trova il termine definitivo “Pozzallo”, confermato poi definitivamente dalla carta del Regno di Sicilia del 1721.
In ogni modo la vera storia di Pozzallo, come si è detto, comincia con la costruzione del Caricatore, cioè dei magazzini, in corrispondenza dei quali erano realizzati dei pontili, ai quali attraccavano delle navi per il carico delle merci. La realizzazione del Caricatore fu molto importante per la contea, perché serviva per l’esportazione dei prodotti agricoli richiesti altrove. \ _/;,,•• ; Per tanti secoli Pozzallo era stato un borgo di Modica, ma con il decreto di Francesco I di Borbone, re delle Due Sicilie, in data 12 giugno 1829, “La borgata detta “II Pozzallo”, attualmente dipendente dal Comune di Modica… è eretta in separato Comune”. Dal 1816 con l’abolizione del feudalesimo in Sicilia, non essendoci più l’obbligo della consegna del grano al conte, il caricatore e quindi anche la torre perdono di importanza, fino al quasi completo abbandono, se si eccettua un breve periodo, durante la seconda guerra mondiale, in cui la torre fu usata come postazione antiaerea. Attualmente la torre è Monumento Nazionale, oltre che stemma e simbolo della città.
I primi rioni di Pozzallo sono sorti nei pressi della torre e del Caricatore, come il quartiere denominato Scaro, con vie strette, proprie dei centri mediterranei. Per il resto la cittadina ha un aspetto moderno, con strade rettilinee e impianto a reticolo, con una buona parte di case aventi l’ingresso su ballatoi sopraelevati dal piano stradale, che le rendono altamente caratteristiche.
Monumenti
La città, oltre alla già citata torre dei conti Cabrerà, non ha opere d’arte di grande rilievo, ma un giro per le vie e le piazze porta a scoprire una realtà viva e animata.
Sulla Piazza Rimembranze, centro della cittadina, prospettano alcuni begli edifici, come il Palazzo Giunta, dal magnifico e lavorato portale e, dalla parte opposta, il Palazzo Pandolfi, mentre nel centro spicca il Monumento bronzeo ai Caduti.
Una nota curiosa sono le quarantasei palme, che ricordano altrettanti eroi pozzallesi morti durante la I guerra mondiale. Sul corso principale (Via Vittorio Veneto), si nota il Palazzo Comunale e un bellissimo giardino pubblico prospiciente sul mare.
L’edificio comunale, costruito nel 1926 ad opera del marchese Corrado Tedeschi, presenta una facciata scandita al piano nobile da tre ampie finestre, quindi una cornice marcapiano e un orologio in alto. Ai fianchi due prospetti laterali chiudono ad “U” la facciata, rendendola più armoniosa.
All’interno un ampio e luminoso scalone si biforca in due rampe che portano al piano nobile, dove si trovano gli uffici di rappresentanza.
Ai lati del comune si trova la Villa Comunale o “I giardini pubblici”, con aiuole fiorite e vari tipi di alberi, come Ficus giganti, palme e oleandri, che specchiandosi nel-l’azzurro mare, offrono uno spettacolo singolare. Frequentata costantemente sia dai pensionati che dai -giovani, in estate diventa punto di incontro per le varie iniziative culturali e di intrattenimento. Vi si trova inoltre il busto in bronzo, di Raffaele Scala, 1 patriota pozzallese dell’epoca garibaldina, opera di Francesco Gugliotta.
Quasi di fronte si trova il palazzo della Società Marinara , di Mutuo Soccorso, con belle ed ampie finestre al primo piano con un’anfora fra due volute, sulla fascia marca- • piano.
Di fronte al Comune, su un’alta scalinata, si erge la massiccia Chiesa Madre, dedicata alla Madonna del Rosario, dalla semplicissima facciata a due piani, scanditi da i fascia centrale e da lesene con capitelli ionici.
L’interno rispecchia la semplicità della facciata: è costituito da tre navate, sostenute da doppie colonnine, e da cappelle laterali ravvivate da stucchi nel catino absidale e negli altari del transetto.
Belle passeggiate si possono compiere lungo i giardini del lungomare, dove si erge un monumento a S. Giovanni Battista, protettore dei marinai, opera dello scultore poz-zallese Valente Assenza.
Questa è la zona di Raganzino, che prende il nome dalla spiaggia omonima e che prosegue fino al moderno porto, dominato dal “castello Di Martino”, una costruzione lasciata incompleta negli anni Trenta. Di notevole rilievo è in questa zona la moderna Chiesa di San Giovanni Battista, che sorge nello stesso posto del vecchio tempio
La sua facciata moderna è scandita da tre portici ed ha sulla sinistra un alto campanile.
Nell’interno, a croce latina, entra una soffusa luce dalle finestre a mosaico di vetro colorato, mentre all’altare centrale si trova la statua del patrono San Giovanni, opera dello scultore Herbert Complj. Di rimpetto alla torre medioevale sorge il Palazzo Giunta, detto Musso, che qualifica il centro storico, ponendosi come elemento indispensabile alla fisionomia della Piazza Rimembranza. Questo palazzo, costruito nel 1926, su progetto dell’ing. Vincenzo Arangio di Rosolini, dal capomastro Clemente Gugliotta, presenta prevalenti caratteri architettonici neoclassici, con alcuni elementi decorativi di gusto liberty, quali le grate in ferro battuto e gli intagli agli angoli del corpo del primo piano. Il loggiato, che percorre due lati del palazzo, filtra la luce nel rapporto internoesterno ed, oltre alla funzio ne estetica, ha quella pratica di riparare i forti raggi estivi e le piogge invernali in un rapporto positivo con l’ambiente circostante.
Il materiale usato, il calcare duro per gli elementi portanti e quello tenero per il resto, permise ancora una volta agli scalpellini locali di mostrare le loro capacità nel trattare la pietra nelle ultime testimonianze di una tradizione - che possiamo considerare ormai alla fine. L’ultimo elemento da sottolineare è costituito dalle inferriate in ferro battuto: il disegno è tipicamente liberty e testimonia l’adesione della cultura locale e della Sicilia sud orientale alle correnti figurative nazionali.
Nell’interno si trovano diverse stanze con affreschi sia alle pareti che nella volta, e quadri di Assenza, pittore medicano.
Interessante, anche se poco conosciuta, alla periferia di Pozzallo, nel quartiere Scaro, è la villa Tedeschi, costruita verso la fine dell’800 o agli inizi del ‘900, probabilmente come residenza estiva. Essa è composta da un corpo centrale a due piani, con stanze e scale adorne di stucchi e affreschi, e da una cappella gentilizia, che risente dell’influenza liberty del periodo. Gli affreschi delle scale riproducono vasi di fiori in finte prospettive di paesaggi, mentre nelle stanze superiori, sono rappresentati paesaggi con pagode e scene di vita cinesi, vasi di fiori, tende e colonne.
Torre Cabrerà
Torre CabreraCostruita nel 1429 da Bernardo Cabrerà, aveva il compito preciso di difendere il Caricatore dalla pirateria.
Eretta nella parte mediana del litorale pozzallese, ha forma parallelepipeda e raggiunge un’altezza di oltre trenta metri.
Responsabile della Torre era il Regio Mastro Portolano, il quale dirigeva le operazioni di carico e scarico delle merci.
Fra il 1535 e il 1543 il Viceré Ferrante Gonzaga fece costruire una serie di torri costiere, in maggioranza sul lato orientale e meridionale dell’isola, situate in posizione, tale che rendesse possibile lanciare dall’una all’altra segnali di allarme.
Dopo il terremoto del 1693, che fece crollare una parte1 della Torre, fu aggiunta all’edificio una terrazza a mare destinata ad accogliere l’artiglieria. Successivamente venne eretta un’altra torre a fianco di quella esistente.
Con l’abolizione, nel 1616, della feudalità in Sicilia la funzione principale per cui la Torre era stata costruita venne a decadere.
Nel 1829 nacque la Borgata Pozzallo e la Torre diventò, nel 1840, sede temporanea del telegrafo e del comando di un battaglione della Guardia di Finanza nel 1895. Il suo ultimo ruolo difensivo si concluse durante la Seconda Guerra Mondiale con lo sbarco alleato. I primi-restauri sono stati operati negli anni Sessanta e, ripresi nel Settanta.
I lavori sono stati interrotti per esaurimento dei fondi, così che la Torre non può essere apprezzata per la sua bellezza interna e per la sua maestosità. All’interno della Torre moltissime sono le volte a crociera e a botte, mentre una scala a chiocciola conduce nella parte superiore da cui si può ammirare un ampio pano-| rama della costa.
Le “chiave di volta” di alcune sale portano scolpito lo stemma della famiglia Cabrerà.
In una delle sale, adibita fino al 1715 a Cappella dedicata a Santa Maria della Pietà, ogni domenica un sacerdote, inviato dalla chiesa di San Pietro di Modica, celebrava la Messa.
Nei sotterranei venivano rinchiusi i prigionieri, e chi di loro era condannato alla pena capitale veniva giustiziato nel “Pozzo della morte”.
Gruppo “Progetto sviluppo Turistico” Comune di Pozzallo
comunepozzallo
Nel Cuore del Mediterraneo
Pozzallo è una cittadina elegante ed accogliente che offre ai turisti opportunità di relax,divertimento,shopping e molto di più.
Il mare nelle luminose giornate estive è l’attrazione principale con le grandi spiagge che da parecchi anni si fregiano del vessillo di bandiera blu e la pongono ai vertici nazionali per qualità del Mare:Il Lungomare di Ponente e di Levante grazie ai grandi spazi sono l’ideale per lunghe passeggiate serali.
La Notte di Pozzallo si anima di Movida intrigante i tavoli del bar offrono l’occasione per gustare gelati e granite da sogno i ristoranti e le pizzerie offrono il meglio della gastronomia Siciliana: I Pub richiamano i giovani che vivono gioiosamente il centro storico sotto la vigile attenzione della maestosa torre.-
Così la notte scorre e lascia all’alba il compito di regalarci un’altra splendida avventura nel cuore del Mediterraneo.
lunedì 11 maggio 2009
Caccamo Interno Duomo
La storia di Caccamo è ricca di profonda umanità, saldamente legata ai valori del lavoro e della religiosità. Ne sono ulteriore testimonianza le numerose chiese esistenti nel suo territorio, alcune delle quali si impongono all'attenzione per l'importanza architettonica e artistica.
L’itinarario non può che iniziare dal Duomo, dedicato a San Giorgio. Fondato dai Normanni nel 1090, ampliato nel 1614, custodisce preziose opere d'arte: il blocco marmoreo del fonte battesimale datato 1466, della scuola del Gagini; cosi come il ciborio della cappella del SS. Sacramento del XV secolo; la tavola di Simone De Wobrek, raffigurante la caduta di Gesù sotto la croce del XVI secolo; le tele dei cinque sensi di scuola fiamminga e la grande tela raffigurante il miracolo di San Isidoro Agricola del 1641. All'interno della sagrestia si possono inoltre ammirare bassorilievi, dipinti, statue, messali, manoscritti paramenti sacri ricamati in oro, calici, ostensori.
Non lontano da Piazza Duomo, troviamo la chiesa dell'Annunziata. Fondata intorno al 1200, presenta agli esterni interessanti elementi barocchi. L'interno è suddiviso in tre navate ed impreziosito da opere d'arte come la tela raffigurante l'Annunciazione di Guglielmo Borremans, e alcuni stucchi di Bartolomeo Sanseverino.
Poco distante troviamo la chiesa di San Benedetto alla Badia. Fondata nel 1615 dalle suore benedettine, l'interno presenta un grande pavimento in maiolica di Nicolò Sarzana, una splendida cancellata in ferro battuto a forma di grande ventaglio, una grandissima quantità di stucchi attribuiti alla scuola del Serpotta ed inoltre marmi policromi, affreschi sulla volta e le tele degli altari laterali.
La piazza del Duomo è circondata da altri splendidi monumenti barocchi: la chiesa dell'Oratorio, il palazzo del Monte di Pietà, la chiesa delle anime sante del Purgatorio. Questo complesso monumentale costituisce uno dei più eleganti ambienti architettonici di Caccamo, scenario suggestivo utilizzato come cornice ad importanti spettacoli all'aperto e manifestazioni culturali.
Fra gli edifici religiosi di interesse artistico che consigliamo di visitare, ricordiamo: la chiesa di Santa Maria degli Angeli, che custodisce una preziosa "Madonna col Bambino", capolavoro del Gagini, ed i resti mortali del Beato Giovanni Liccio, patrono e protettore della città di Caccamo e la chiesa con annesso convento dei Cappuccini, con il suo imponente altare maggiore ligneo di stile dorico e corinzio.
giovedì 7 maggio 2009
Vendicari
vendicari
Virtual tour Vendicari
L’OASI DI VENDICARI La Sicilia sud-orientale ospita un esteso sistema di zone umide, tra cui la riserva di Vendicari, che ha conservato la sua valenza ecologica, rappresentando un’area tra le più significative d’Italia nel suo genereIstituita dalla fine degli anni Ottanta, la Riserva Naturale Orientata Oasi faunistica di Vendìcari, è affidata in gestione all’Azienda Foreste della Regione Siciliana. Una rete di sentieri che, diramandosi per tutta la Riserva, consentono di osservare gli ambienti più significativi, eventualmente con l’aiuto di guide naturalistiche messe a disposizione gratuitamente dall’Ente gestore. La finalità istituzionale della Riserva è di consentire la sosta e la nidificazione della fauna, e la tutela della vegetazione, dove coesistono numerosi ambienti diversi che fanno di Vendìcari un vero e proprio laboratorio naturalistico: costa rocciosa, costa sabbiosa, macchia mediterranea, pantani (salmastri e d’acqua dolce), saline, garighe e aree coltivate. LA FLORA Vendicari, in quanto “zona umida costiera”, è ricca di acque, tuttavia sminuite ecologicamente dal loro alto tasso di salinità. Pertanto vi possono sopravvivere solo piante e animali capaci di adattarsi a questa caratteristica. Un’altra difficoltà è rappresentata dal substrato roccioso o sabbioso su cui si insediano le piante: poiché tutta la fascia costiera di Vendìcari presenta un’alternanza di tratti rocciosi e tratti sabbiosi, la vegetazione è parimenti suddivisa tra: - associazioni di piante che amano la roccia(Finocchio di mare, la cicoria spinosa, il limonium, il timo, la palma nana, la mandragola, il giaggiolo bulboso, l’orchidea, il lentisco, l’oleastro, il mirto); - associazioni di piante che prediligono la sabbia (graminacee rizomatose che consolidano le dune, e poi la macchia di ginepro, il rosmarino, l’ephedra, la clematide.) In prossimità dei pantani si trovano vaste praterie di salicornia, l’iris, il giunco, il limonium serotinum, il loto edule ecc. All’interno della riserva esistono anche alcune piante esotiche come l’agave, l’acacia e l’eucalipto, introdotte dall’uomo per motivi agricoli o ornamentali, che andranno estirpate oppure lasciate in loco demandando alla natura il compito di auto-epurarsi nel
tempo. Virtual Tour torre saracena
LA FAUNA I pantani di Vendìcari sono luogo di sosta per gli uccelli acquatici migratori, oltre 200 specie che si alternano nell’anno. In autunno sono presenti grossi trampolieri come l’airone, la garzetta, la cicogna e il fenicottero. Nelle acque basse sono presenti ininterrottamente gruppi di piccoli trampolieri. Nel periodo invernale, innalzandosi il livello dell’acqua, arrivano più o meno numerosi le anatre, le folaghe, i germani, i gabbiani. La migrazione primaverile dall’Africa verso l’Europa è maggiormente condizionata dal livello dell’acqua e dalle condizioni atmosferiche, ed è comunque breve ed affrettata perché gli uccelli sono diretti alle aree di riproduzione. Fra i pochi uccelli che nidificano a Vendìcari si osserva il Cavaliere d’Italia, e numerosi diversi tipi di gabbiani tra cui il raro gabbiano corso. Sono anche ben rappresentate specie diverse di pesci, anfibi (tra cui il rospo verde), rettili (il biacco, detto anche Milord per l’elegante livrea nera, e il colubro leopardiano, il più bel serpente europeo) e mammiferi. Sono presenti piccole popolazioni di tartaruga palustre, mentre tra i mammiferi sono numerosi il coniglio selvatico e la volpe, come pure la donnola. Sono presenti anche specie notturne come il riccio e l’istrice, i pipistrelli. Il 92% delle specie animali è rappresentato dai numerosi invertebrati quali i crostacei, gli aracnidi, i miriapodi e insetti diversi ecc. Si possono ammirare la torre sveva e l’antica tonnara. Particolarmente bella è la spiaggia di Calamosche, raggiungibile con un’agevole passeggiata dal punto di ristoro: spiaggia ampia e profonda, e mare dalle infinite tonalità dal verde-acqua allo smeraldo al blu intenso. Sebbene l’area paludosa di Vendìcari fosse in passato malsana per effetto della malaria, tuttavia è sempre stata abitata e conserva quindi tracce di insediamenti fin dalla preistoria in poi, come dimostrano le grotte di Calafarina e Corruggi, a Pachino. In epoca basso-medioevale - dopo che Noto ebbe ottenuto il diritto di esportare grano - Vendìcari divenne un porto importante con il suo caricatore. La torre, fatta edificare da Federico II di Svevia nel XIII secolo, servì da difesa del caricatore e fu fortificata e armata nel corso del 1500 da Giovanni De Vega. E’ una struttura massiccia a base quadrangolare e protesse la costa dalle incursioni saracene, rimanendo attiva sino alla fine del Settecento anche per effetto dell’adiacente tonnara, dominata dall’alta ciminiera, operante sino al 1944 e, durante il 2005, in corso di restauro. I testi sono tratti dall’opuscolo realizzato dall’ Azienda Regionale Foreste Demaniali - Ufficio Provinciale di Siracusa - con la collaborazione dell’Ente Fauna Siciliana e della LIPU, che curano anche il servizio guide naturalistiche della Riserva per incarico dello stesso Ispettorato Forestale.
mercoledì 6 maggio 2009
Agriturismo castelvetrano
Agriturismo Castelvetrano Baglio Vecchio
Lontano dal caos della città, immersa nella pace della campagna
siciliana, il tempo si ferma e l' ambiente restituisce la serenità che
il quotidiano spesso nega.
L' azienda agrituristica Baglio Vecchio, sita nelle colline che degradano verso Selinunte,
appartiene alla famiglia d' Alì dalla metà dell' 800 e si stende su una
superficie di Ha 130.
Il Baglio? costruzione rurale dei primi dell' 800, consta di 10 camere
con riscaldamento, aria condizionata, TV, telefono, sobriamente
arredate con mobili di famiglia; sala ristorante e soggiorno.
All' esterno: campo da bocce, piscina, ping-pong, percorso naturalistico, biciclette.
A pochi chilometri da i luoghi turistici e paesaggistici più importanti della provincia di Trapani e di Agrigento.
L' azienda agricola produce olio extra vergine di oliva Tenuta Zangara?, patè di olive verdi, olive condite e pomodori secchi
baglio vecchio
Agriturismo Trapani Duca di Castelmonte
Agriturismo a Trapani
L’azienda Agrituristica Duca di Castelmonte,
dispone di alloggi ricavati da locali originariamente destinati a magazzini, stalle ed abitazioni dei coloni. Ogni unità abitativa è arredata in stile pur se dotata dei moderni comforts. Singolarmente riscaldati, gli appartamentini possono ospitare da 2 a 6 persone.Tutta l’azienda è completamente fruibile da ospiti portatori di handicap.Durante il soggiorno è possibile degustare alcuni prodotti tradizionali, Siciliani e Trapanesi, preparati dalle mani esperte della padrona di casa.I proprietari dell’azienda abitano ancora il “baglio”, ove fra le altre cose, si possono avere tutte le informazioni e le indicazioni riguardo ai luoghi da visitare , alle cose da fare ed agli oggetti da comprare dentro e fuori l’azienda. Il prezzo di una notte trascorsa in azienda è comprensivo di riscaldamento, luce ed acqua, nonché, settimanalmente, delle pulizie e del cambio della biancheria. In ogni camera gli ospiti troveranno tutto l’occorrente per la prima colazione ( latte, caffè, the, biscotti e marmellate preparati in azienda). Non sono comprese nel prezzo pulizie infrasettimanali e babysitter che saranno, però, disponibili su richiesta. I bambini di età inferiore ai 2 anni saranno nostri ospiti.
martedì 5 maggio 2009
bed and breakfast a pachino La Palma
Situato a Pachino, località turistica famosa per i suoi gustosi prodotti di terra e di mare tipici delle zone mediterranee: il pomodoro ciliegino, il vino Nero d'Avola, la bottarga di tonno..il b'n'b bed and breakfast La Palma è perfettamente equidistante dalle zone di interesse principale: Marzamemi, l'oasi naturalistica di Vendicari, l'isola delle Correnti..un territorio da scoprire e vivere..spendendo poco!
Nel territorio circostante si scoprono splendidi scenari, potendo raggiungere luoghi quali la spiaggia di Calamosche, le tonnare, i mosaici del Tellaro...di innegabile bellezza.
Per gli amanti delle attività in acqua, non mancano fondali mozzafiato e fantastici spot per praticare kitesurf e windsurf.
Il b'n'b La Palma gode di un'ottima collocazione per raggiungere facilmente tutti questi luoghi. Gli ambienti destinati agli ospiti sono molto confortevoli e ben curati, per cui è possibile trascorrere un gradevole soggiorno.
Troverete tutti i dettagli sul sito web: www.bnblapalma.it ...e buona vacanza a tutti!
Infiorata di Noto
INFIORATA DI NOTO 2009
Anche quest'anno ci apprestiamo a godere del momento che indubbiamente rappresenta l'appuntamento principe dell'ampio "cartellone" che forma l offerta turistica della citta di Noto: l Infiorata di via Nicolaci edizione 2009, la trentesima.Per celebrare degnamente l'eccellente traguardo delle trenta "primavere" e stato scelto per la realizzazione dei bozzetti il tema "Noto Capitale del Barocco", grazie al quale le armoniose linee del barocco netino saranno riprodotte nelle composizioni floreali che i nostri maestri infioratori, con la solita perizia, sapranno realizzare all ombra dei mensoloni di Palazzo Nicolaci, in modo da amplificare sempre piu il raggio di proiezione dell'immagine di Noto, evidenziando le sue risorse pittoriche ed architettoniche con l'obiettivo finale di fare conoscere il brand "Noto-Citta d Arte" in tutto il mondo.All'Infiorata del 16 e 17 maggio fara da cornice un fitto programma di eventi e manifestazioni collaterali che da venerdi 8 a domenica 24 maggio dara vita alla trentesima edizione della Primavera Barocca.
domenica 3 maggio 2009
Monreale virtual tour Interno Duomo
Duomo di Monreale
Adagiata sulle pendici del monte Caputo,domina tutta la conca d'oro. La facciata si presenta con un portico a trifora, due massicce torri fortificate (quella di sinistra trasformata in campanile) e pregevoli porte bronzee, una delle quali è opera di Bonanno Pisano del 1189.
Il portico sul fianco sinistro è di Giovanni Domenico Gagini e Fazio Gagini, eseguito tra il 1547 e il 1569, mentre i battenti bronzei del portale musivo architravato sono opere del 1179 di Barisano da Trani. L'esterno,quantunque modificato,nella parte posteriore conserva intatta l'impronta normanna ed è ornato a vari disegni formanti una serie di archi di pietre bianche e nere con cerchi al di sotto,assai ben combinati e disposti tra loro. Le absidi, col fitto intreccio d’archi acuti, evocano atmosfere arabeggianti esaltate dalla decorazione policroma creata dall’alternanza di tarsie di calcare e di pietra lavica.
Il vastissimo interno basilicale a tre navate,lungo 90 metri, al quale si accede attraverso il portico sul fianco sinistro, misura 102x40 m; il soffitto è una volta a crociera di tipo bizantino a pianta quadrata e senza cupola, e dietro l'altare l'edificio termina con tre absidi.
Le navate sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli anch’essi antichi con clipei di divinità che sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo.
I soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera, quest’ultimi rifatti nel 1811 dopo un incendio.
che aveva distrutto parte del tetto. Il pavimento, completato nel XVI secolo è musivo, con dischi di porfido e granito e con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate.
Le transenne che recintano anteriormente la crociera sono decorate da mosaici ottocenteschi.
L'interno in una vecchia foto
Le pareti delle absidi del santuario e delle navate sono, superiormente, rivestiti da mosaici a fondo oro, eseguiti tra il XII e la metà del XIII secolo da maestranze in parte locali e in parte veneziane, formatesi alla scuola bizantina.
Questi mosaici raffigurano storie cicliche del Vecchio e del Nuovo Testamento; nel catino absidale mediano è la colossale figura del Cristo Pantocratore (Onnipotente). Sul fianco destro è il sarcofago in porfido di Guglielmo I, morto nel 1166, e quello marmoreo di Guglielmo II il Buono. Sul lato sinistro, dentro tombe ottocentesche, si trovano le spoglie di Margherita di Navarra e di Sicilia, moglie di Guglielmo I e dei figli Ruggero ed Eusico.
Le cappelle del Crocifisso e di San Benedetto sono due notevoli esempi del barocco siciliano.
L'altare maggiore è una raffinata opera del XVIII secolo, eseguita dall'argentiere romano Luigi Valadier.
Il tesoro della cattedrale conserva, fra le altre cose, arredi sacri (anche di fattura francese), una cassettina di rame smaltato del XIII secolo ed un reliquario della Sacra Spina (della corona di Cristo), risalente al periodo gotico.la cappella del tesoro è di epoca barocca.
da Wikipedia
sabato 2 maggio 2009
Castello di Carini
Il castello di Carini Fu eretto ad opera del primo feudatario normanno Rodolfo Bonellosu una precedente costruzione araba. Dal punto di vista artistico-architettonico le mura medievali risalgono all'XI e XII secolo. Elementi arabo/normanni sono riscontrabili nella seconda porta del Castello,dove l'arcata a sesto acuto ne prolunga lo slancio. In alto vi è lo scudo della famiglia Abbate. I portali sono sormontati da scudi che rappresentano una gru simbolo della famiglia La Grua; altri mostrano tre zolle di terra,probabilmente simbolo dei Chiaramonte. In quello delpiano superiore si trova lo stemma di due leoni rampanti simbolo dei Lanza. Il Castello divenne famoso quale teatro di una tragica vicenda: il 4 dicembre 1563 donna Laura Lanza di Trabia baronessa di Carini, moglie di don Vincenzo La Grua - Talamanca, venne uccisa dal padre per motivi di onore insieme al presunto amante Ludovico Vernagallo. Gli atti di morte dei due si trovano trascritti presso l'archivio storico della Chiesa Madre di Carini. Il "Caso della Signora di Carini" non fu subito di dominio pubblico, la potenza delle famiglie coinvolte mise subito a tacere i diaristi del tempo, che si limitarono a riportare solo la data e la notizia della morte della Signora di Carini. Don Cesare Lanza di Trabia sarà assolto in virtù della legge vigente e l'anno successivo insignito del titolo di Conte di Mussomeli. Della vicenda si occupò nella metà del 1800 lo studioso Salvatore Salomone Marino che riescì a ricostruire, grazie a quanto appreso dal popolo attraverso vari "cunti" tramandati nei secoli dai cantastorie, la storia di Laura e del suo amato Ludovico. Una leggenda narra che in occasione dell'anniversario del delitto comparirebbe, su un muro della stanza dove venne uccisa Laura, l'impronta della mano insanguinata lasciata dalla baronessa uccisa.
Caccamo
Caccamo, in provincia di Palermo, si raggiunge attraverso la S.S. 285 che si innesta direttamente allo svincolo autostradale di Termini Imerese dell'A-19 e dell'A-2O.
Sorge in collina a 521 metri sul livello del mare su uno sperone roccioso alle estreme falde del monte San Calogero nel tratto inferiore della valle del fiume San Leonardo ed e' cinta da una corona di rilievi montuosi. Centro fortificato, di probabile origine cartaginese, Caccamo ha conservato l'impianto urbanistico medievale con la struttura viaria duecentesca nelle zone di Terravecchia e Rabbato.
E' un antico borgo medievale dove cultura, storia, arte, artigianato, tradizioni e gastronomia fanno di questa cittadina uno scrigno di preziosità. chiese caccanocaccamo piazza
Con una popolazione di 8.591 abitanti al 30 Aprile 2000 a Caccamo vi sono state costruite, nell'arco dei secoli, ben 46 chiese quasi tutte curiosamente esposte ad ovest; ha una vastissima superficie : ben 18.780 ettari che la pone al terzo posto tra gli 82 Comuni della provincia di Palermo ed il suo territorio confina con ben 13 di essi.
E' stata definita : La Cartagine di Sicilia, Urbs generosissima, Città d'arte, Museo a cielo aperto. Caccamo merita a pieni titoli di essere inserita come grande partecipe e protagonista in questa nostra isola che è terra di turismo. A due passi dalla città, per portarsi via dal caos cittadino, questo borgo è rifugio ideale per chi và in cerca di tranquillità.
Proprio Caccamo : per la straordinaria ricchezza del suo patrimonio artistico, diventa meta irrinunciabile dell'escursione più gettonata del terzo millennio, perchè offre ai turisti-visitatori spunti per una vacanza distensiva, indimenticabile, piena di cultura ed una esperienza dal sapore intellettuale e romantico. IL CASTELLO Secondo la leggenda Caccamo non era altro che la mitica Cartagine di Sicilia fondata da un gruppo di soldati punici sfuggiti alla morte. Una tesi favolosa che ha trovato qualche riscontro con il rinvenimento di monete ed armi cartaginesi nella zona, ma che purtroppo non è adeguatamente supportata.
Il primo impianto del Castello deve essere stato semplicemente una torre di avvistamento - sulla quale si sarebbe poi sviluppata la Torre Mastra - con sottostante cisterna d'acqua. E' possibile che successivamente si sia aggiunta una cinta muraria più vasta per poter ospitare armenti o carovane di viaggiatori in transito. La prima notizia certa risale al 1094 quando Ruggero I eleva Caccamo al rango di baronia e la cede a GoffredodeSageyo.
Nel 1160 Matteo Bonello ordisce e capeggia la congiura dei baroni siciliani contro Guglielmo I detto il malo. Il Castello da struttura difensiva piuttosto elementare, diviene nel tempo una complessa architettura dalle tipiche caratteristiche di fortezza. Il risultato di numerosi rimaneggiamenti espletati nell'arco di ben otto secoli, è oggi rappresentato dal maniero che ammiriamo in tutto il suo splendore e in tutta la sua maestosità.
Ne ebbero la signoria ben oltre 15 famiglie e tra le più importanti citiamo : i Chiaramonte, i Prades, i Cabrera, gli Henriquez, gli Amato ed i De Spuches. Nel 1963 il pricipe di Galati e duca di Caccamo Antonio De Spuches cede il Castello alla Regione Siciliana per quaranta milioni. Da allora si sono susseguiti progetti per il ripristino dell'edificio. Nell'aprile del '97 sono stati restaurati gli affreschi e i dipinti oltre a tanti pregevoli disegni partoriti dalla fantasia dei carcerati. L'ultimo stralcio dei lavori ha previsto invece il consolidamento della rupe con il completamento alla fine del 1998.
Il Castello di Caccamo, nel suo complesso, si presenta molto suggestivo e conserva, malgrado i vari rifacimenti, una struttura unitaria equilibrata. Restaurato definitivamente nei suoi 130 vani, reso totalmente fruibile e trasformato in sede di manifestazioni culturali regionali, nazionali ed internazionali varie, può diventare sempre di più meta turistica e quindi risorsa economica e sociale per tutti i cittadini caccamesi con significativo incremento di tutte le attività economiche, turistiche e collaterali della città.